sabato 9 maggio 2009

Mitteleuropa parte 2: Budapest


La vera scoperta! Città assolutamente meravigliosa, ricca di storia, fascino, monumenti e attrattive da vivere e visitare, una vera metropoli europea che, grazie al cielo, conserva ancora un'aura propria non ancora intaccata dalla feroce globalizzazione..
A differenza di Zagabria, la cui bellezza risente pesantemente della mancanza di fondi per la ristrutturazione del suo centro storico (la Croazia non è ancora entrata nell'Unione e risulta ancora difficile fare previsioni a breve termine in merito..), Budapest è stata graziata dall'ingresso dei fondi europei e dal denaro occidentale degli investitori stranieri che hanno rispolverato l'antica bellezza di questa capitale. Fortunatamente, nel pieno rispetto di una cultura, quella magiara, assolutamente unica e tipica. Il risultato, è stato quello di donare nuovo splendore a palazzi, achitetture e segni di storia e cultura secolari che rendono ancora oggi questa città così particolare e affascinante. A ben vedere, tuttavia, l'ingresso dell'Ungheria nell'UE ma la sua attuale e quantomai critica situazione economica e politica (il fiorino ungherese è fuori dall'euro...) spiegano più concretamente perchè la città non si sia ancora trasformata nella fotocopia di Praga (come avremmo poi tristemente avuto modo di scoprire visitando Bratislava e Ljubljana..) e, soprattutto... perchè si sia rivelata essere così estremamente conveniente.
Vivere da turisti europei a Budapest, infatti, si è dimostrato essere molto appetibile. Abbiamo avuto la possibilità di soggiornare in un nuovo e bellissimo hotel in pieno centro (il Domina Inn Fiesta in Kiràly utca) grazie ad un amico olimpico che ora vive e lavora nella capitale ungherese, ma di norma, i prezzi degli alberghi, facendo una rapida ricerca prima di partire, si aggirano tra i 50 e i 70 € per una sistemazione B&B in zone centrali.
Anche mangiare si è dimostrato molto meno dispendioso di quanto immaginassimo: l'equivalente di 30 € in 2 in un delizioso ristorantino lungo il Danubio, il Dunacorso http://www.dunacorso.hu/, che rimarrà nei nostri ricordi sia per l'ottima qualità del cibo che per l'eccellente servizio e l'estrema cordialità e gentilezza del suo personale.
Anche questa, infatti, è stata un'altra piacevole sorpresa: gli abitanti di Budapest si sono tutti dimostrati estremamente gentili e cordiali, amichevoli e helpful, persino in situazioni difficili come l'incidente che abbiamo avuto il giorno della partenza da Budapest verso Bratislava... Come dimenticare la solerzia e la disponibilità del rivenditore Suzuki nel provare a sostituire la borsa rigida divelta a metà con una simile utilizzata sulle loro moto di prova? Solo il tempo e la pazienza persi nel cercare di aiutarci sono valsi il tentativo...
Budapest regala molte attrattive al turista di qualunque palato... Pest e la sua zona centrale, con la via Vàci e i suoi negozi, il Parlamento che tanto ricorda il suo omonimo a Londra, la zona di Vàrosliget col suo immenso parco e le terme Széchenyi, la maestosità di Piazza degli Eroi, e, attraversando il Danubio su uno dei suoi più caratteristici ponti (Margit, di fianco all'isola Margherita, Szabadsàg, Erzsébet e Széchenyi Iànchid, il famoso ponte delle catene), Buda e la zona del Castello, arrivando fino al Monte Gellért con il Monumento alla Libertà, la statua di San Gellért e le omonime terme e hotel ai suoi piedi, splendido esempio di architettura secessionista. Insomma... che ci si fermi solo 3 giorni o 1 settimana, la città regala davvero emozioni e ricordi assolutamente indimenticabili.

Mitteleuropa parte 1: Trieste e Zagabria


Tutte le volte lo diciamo. "Belli i giri in moto, ma torni che sei più sfatto di prima!". Vero. Ma tutte le volte ricadiamo nella stessa tentazione, e pur di assaporare il gusto di un vero viaggio on-the-road (per lo meno finchè riusciamo a farlo senza grossi sacrifici...), rinunciamo a qualche comodità in più e a una sedia a sdraio placidamente abbandonata su una spiaggia bianca lambita da un mare cristallino per dare sfogo ad un vero e proprio richiamo alla libertà.
Un viaggio di scoperta di luoghi e culture, ha sempre il sapore della libertà in bocca, per sua stessa natura. La libertà, appunto, di andare là dove ancora non eri mai stato (o tornarvi dopo tanto tempo..). E di sicuro, il viaggio in moto regala ricordi, profumi e sensazioni (anche di pelle..) decisamente più vividi di qualunque altro mezzo di trasporto (per lo meno adeguatamente comodo... la bici la lasciamo per i veri duri e puri spiriti viaggiatori!!).
Per questo, regalandoci 9 giorni di vera e propria "fuga", ci siamo messi in moto verso l'Est, girovagando per terre e città che sono state la culla di una cultura importantissima per l'Europa ottocentesca.
La nostra prima tappa è stata Trieste, da sempre città confine col mondo slavo, oggetto di rivendicazioni storico-politiche che hanno sicuramente contribuito a creare il fascino di questa signorile guardiana di una terra di mezzo dilaniata da dolorosi conflitti. Il suo fascino oggi risulta forse un po' appannato, agli occhi di molti è una "città vecchia vissuta da vecchi" (anche se abbiamo visto molti giovani affollare locali alla moda per il tradizionale rito dell'happy hour... non dimentichiamoci che Trieste è sede di una famosa università di scienze internazionali e diplomatiche..), ma basta fare un giro in piazza Unità d'Italia per riassaporare un'eleganza d'altri tempi. Abbiamo soggiornato all'hotel Alabarda, praticamente dietro Ponte Rosso, ottima posizione ma, nonostante si tratti di un 2 stelle, decisamente caro... 80 € per 1 notte in B&B... Se non altro, la colazione è stata decisamente abbondante e soddisfacente...
La seconda tappa è stata Zagreb, capitale della Croazia, città che conosco assai bene seppur non vi tornassi da ben 7 anni...
Ne abbiamo approfittato per farci un breve giro turistico con 2 guide d'eccezione, godendo anche della centralissima posizione della casa di mia zia (a qualche centinaia di metri da Trg Bana Jelačića).
A ristoro, una breve sosta in Tkalčićeva, la "via dello struscio" zagrebese, dove caffè, bar e locali si susseguono l'uno di fianco all'altro, e dove è possibile trascorrere ore a chiacchierare con amici di vecchia data o... appena conosciuti!
Sicuramente, la zona più caratteristica della città resta Stari Grad, ove è possibile fare visita alla cattedrale e alla chiesa di San Marco che riporta sul proprio tetto gli antichi stemmi della città. Una piccola cremagliera collega poi la parte vecchia con la via principale del centro, Ilica, piena di negozi.

venerdì 10 aprile 2009

l'orchidea e l'olivo


Per le vittime delle catastrofi naturali, come, non ultima, quella accaduta in Abruzzo.
Per le vittime della guerra. Di ogni guerra.
Per le vittime di ogni violenza e sopruso.
In strada, al lavoro, nella propria casa.
Un'orchidea e un olivo. Simboli diversi, di passione e di pace.
Perchè la vita sia Passione e anche Pace.

Un'orchidea e un olivo. Per ciascuno di noi.

giovedì 26 marzo 2009

Lettera al Futuro

Sull'onda della recente dimostrazione di coraggio e giornalismo di Roberto Saviano nello speciale di "Che tempo che fa", pubblico una lettera di Beppe Grillo, che fin troppo bene si intona...

Caro ragazzo, cara ragazza del 2009,
sono un ex ragazzo degli anni ’60, mi chiamo Beppe Grillo, ho sessant’anni.
Faccio parte della generazione che ti ha fottuto. Il tuo futuro è senza pensione, senza TFR, senza lavoro. Il tuo presente è nelle mani di vecchi incartapecoriti, imbellettati, finti giovani. Quando ero bambino l’aria e l’acqua erano pulite, il traffico era limitato, la mia famiglia non faceva debiti e tornavo a scuola da solo a piedi. Non c’erano scorte padane e neppure criminali stranieri in libertà.
I condannati per mafia non diventavano senatori.
Le stragi di Stato non erano iniziate, Piazza Fontana a Milano era solo un posto in cui passavano i tram. Le imprese erano gestite da imprenditori. E’ strano dirlo ora, ma c’erano persone che investivano il loro denaro per sviluppare le aziende. E manager che vedevano lontano. Enrico Mattei dell’ENI, ucciso in un attentato, Adriano Olivetti, Mondadori, Ferrari, Borghi e cento altri che non ricordo. Intorno alle città c’erano i prati e non i cimiteri di cemento che chiamano unità residenziali.
La bottiglia di latte la riportavo al lattaio e non costruivano inceneritori. La televisione era un servizio pubblico in cui lavoravano anche veri giornalisti come Enzo Biagi, e con solo un quarto d’ora di pubblicità al giorno. Quando si parlava si usava il tempo futuro. Il presente e soprattutto il passato erano verbi di complemento. I giardini pubblici erano puliti e sui marciapiedi si camminava senza doversi destreggiare tra le macchine parcheggiate. Le persone erano più gentili, spesso sorridevano. Sul Corriere della Sera scrivevano Montanelli, Buzzati e Pasolini.
I genitori sapevano che i loro figli avrebbero avuto un futuro migliore. Solo dal punto di vista economico, ma questo non potevano prevederlo. I fiumi erano puliti e si poteva fare il bagno nel fine settimana che non si chiamava ancora week end. L’unico problema era rappresentato dagli imprendibili tafani. Le spiagge erano libere e il mare quasi sempre verde azzurro. La P2 era una
variabile al quadrato e non ancora l’antistato progettato da Cefis. Gelli non aveva arruolato il novizio Berlusconi con la tessera 1816. L’Italia era una e indivisibile e Bossi studiava alla scuola per corrispondenza Radio Elettra.
Si lavorava duro, ma si poteva risparmiare e la pensione era un approdo sicuro.
Era un piccolo Eden, ora perduto. Non sapevamo di averlo. Molti lo disprezzavano. Negli ultimi sessant’anni abbiamo avuto uno sviluppo senza progresso. E ora non ci resta neppure lo sviluppo.
Le generazioni che ti hanno preceduto meriterebbero un processo da parte tua, caro ragazzo e cara ragazza.
Sono colpevoli di averti rubato il futuro. Loro vivono nel presente con la seconda casa, le pensioni senza base contributiva.
Loro ti governano. L’Italia ha la coppia di cariche dello Stato Presidente/Primo
ministro più vecchia del mondo. Loro usano la Polizia contro gli studenti e i precari. Loro hanno ucciso la democrazia e le aziende come Tronchetti e Geronzi, i brizzolati di successo.
Caro ragazzo e cara ragazza, non potete più stare a guardare, la vita vi scivola tra le mani.
Voi, invece di lasciarla scivolare, trattenetela. Io non sono in grado di dare lezioni a nessuno. Ho fatto troppi sbagli e sono troppo vecchio (anche se non dimostro i miei anni, belin). Ma ho vissuto un tempo più bello, più vero, più colorato, più umano. E so che è possibile anche per voi.
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

venerdì 20 febbraio 2009

White World...


Quando si dice prender 3 piccioni con 1 fava... Lo scorso weekend abbiamo finalmente avuto il battesimo dello sci, dopo weekend trascorsi a sognare anche solo una sciata in un'annata che ha lungamente superato le aspettative di qualunque amante del circo bianco... La meta prescelta è stata Madesimo, rinomata stazione sciistica della Valchiavenna, stizzosamente arroccata in cima alla stretta valle che la ospita, e raggiungibile solo attraverso un'altrettanto stretta strada tutta curve e tornanti che mostra senza veli i suoi datati anni... Ben più affascinante risulta essere il pezzo che costeggia il lago di Lecco (e poi di Como), se non fosse per le frequenti gallerie...
Madesimo offre un comprensorio sciistico di tutto rispetto, per quanto non particolarmente esteso e vario. Tuttavia, la comodità del trenino scavato nel ventre della montagna che permette di lasciare l'auto in un ampio parcheggio e in qualche minuto raggiungere direttamente le piste da sci, la rende ancora una meta di richiamo tra gli appassionati di sci, snowboard e racchette.. L'occasione di rivedere una coppia di amici sciatori mi ha anche regalato la sorpresa e l'emozione di una piccola rimpatriata tra compagni di scuola, e, complice una 2 giorni piena di sole, un weekend decisamente bello.
Abbiamo soggiornato presso il ristorante-affittacamere Italo Svizzero www.italosvizzero.com che si trova a San Giacomo Filippo, qualche tornante più in basso rispetto a Madesimo. Stanze spaziose e accoglienti, di recente ristrutturazione, e ristorante semplice nel menu ma assolutamente squisito nella qualità dei piatti. Da provare, ovviamente la famosa bresaola e i pizzocheri (quelli della Valtellina, più famosi, fatti con grano saraceno, e quelli bianchi, tipici della Valchiavenna, più simili a degli gnocchi). Per chi volesse fare un po' di scorta per casa, esattamente dall'altro lato della strada è possibile acquistare bresaola e formaggi sfusi. E per chi, invece, preferisce non lanciarsi in pista, c'è anche la possibilità di fare escursioni guidate in motoslitta, raggiungendo persino il passo dello Spluga www.teamextremeteam.com

mercoledì 7 gennaio 2009

Istanbul Istanbul: parte 4


E come lasciare Istanbul senza sperimentare il rito dell’hamam?? Incuriosita ma, confesso, anche un po’intimorita dai racconti di massaggi particolarmente “energici” al limite del masochismo, abbiamo scelto tra i diversi hamam della città il Suleymaniye hamami http://www.suleymaniyehamami.com/, anche convinta dal fatto che si tratta uno dei pochi hamam misti (generalmente, infatti, gli hamam erano per soli uomini – e alcuni sono rimasti fedeli a tale tradizione – ma i più si sono ormai attrezzati per essere anche femminili, seppur prevedendo entrate e locali rigorosamente separati). L’esperienza è stata più piacevole del previsto, soprattutto il massaggio, che è stato sì energico ma non doloroso, mentre divertente è stato il brush seguito dall’insaponamento e ancor di più il lavaggio! E poi… relax nella stanza dell’hararet, la vera stanza calda della sauna, e per finire… un buon çai nel sogukluk, la stanza intermedia dove fare decompressione…
Il nostro soggiorno si è concluso il 1 giorno del nuovo anno, dopo aver festeggiato l’arrivo del 2009 in maniera decisamente inconsueta… Assecondando ancora una volta la mia curiosità, abbiamo infatti assistito allo spettacolo dei dervisci rotanti (o vorticosi, a seconda della traduzione che viene fatta..) che si tiene praticamente quasi tutti i giorni presso la sala eventi attrezzata nella stazione dei treni Sirkeci (appositamente costruita per accogliere i passeggeri dell’Orient Express, che ora non esiste più mentre la stazione continua ad essere operativa). Lo spettacolo, in realtà, è l’ennesimo specchietto per le allodole per turisti: i dervisci che si vedono danzare con tanta leggerezza ed equilibrio roteando silenziosamente su sé stessi al ritmo della musica sacra (quale rappresentazione del viaggio spirituale di massima comunione con Dio), sono in realtà semplici ballerini e non monaci come si vorrebbe credere. Il sufismo, di cui i dervisci si fanno rappresentanti di una delle diverse sette (nello specifico quella dei Mevlevi), rappresenta in realtà il ramo più mistico e asceta dell’Islam che si è sviluppato soprattutto tra Afghanistan, Iran e Pakistan. Ciononostante, lo spettacolo (di 1 h circa) non è poi così malvagio, e comunque il silenzioso roteare delle ampie sottane bianche regala attimi di suggestivo e genuino trasporto…
Fuggendo dai ristoranti appositamente addobbati per l’ultimo dell’anno, abbiamo poi preferito cenare presso una timida e tipica lokanta in Alemdar Caddesi, nei pressi del palazzo Topkapi, dove eravamo quasi gli unici avventori stranieri. Timida quanto il suo gestore, un omino piccolo ma dalle mani forti e nodose di chi ha sempre lavorato sodo, strano miscuglio di razze (biondo con occhi azzurri ma dai tratti più turchi che occidentali) ma di una gentilezza quasi commovente. L’amorevole attenzione con la quale ci ha aiutato ad indossare i nostri giacconi al momento del commiato rimane uno dei ricordi più belli di questo viaggio.

Istanbul Istanbul: parte 3


Tra gli angoli più caratteristici di Istanbul, sicuramente il Kapali Carsi, o Gran Bazar, ma non certo la parte al coperto (creata più per i turisti che per i locali…), bensì il quartiere che si dirama in mille viuzze rigorosamente suddivise in “zone di acquisto”, ovvero: la via degli scarpai, quella dei venditori di abiti, quella del pellame, quella del pentolame e via così… Un’idea intelligente: ad ogni tipologia di acquisto, anche la più dettagliata, la via appositamente dedicata! Suddivisa e separata persino in articoli femminili e maschili. Un tuffo nel vero serraglio tipico dei mercati arabi, assaporando odori e profumi neanche poi così tanto lontani, per lo meno per la mia memoria… E per fare dei veri affari (occhio però quando si tratta di tappeti e tessuti costosi…), il Misir Carsisi, o mercato delle spezie (detto anche mercato egiziano), dove è possibile acquistare spezie di ogni genere, saponi e tutto quel che serve per la toeletta, caviale, lampade e ceramiche decorate, e ancora trovare qualche articolo decisamente particolare, come ad esempio un bel bottiglione pieno di sanguisughe…
Altro quartiere caratteristico (reso forse un po’ troppo turistico dal proliferare di ristorantini di ogni sorta) è il Kumkapi, nato come quartiere dei pescatori, dov’è possibile gustare dell’ottimo pesce (da acquistare direttamente ai banchi dei pescatori o in qualche ristorante, preferibilmente tra quelli sulla baia – consigliamo il Dogan Balik Restaurant in Kennedi Cad. dove ho mangiato i calamari più buoni della mia vita…) e ammirare le barche di rientro al tramonto (il cui spettacolo è oscurato solo dal profilo di qualche petroliera neppure così lontana….).
Per farsi un’idea anche dell’anima asiatica (o forse decisamente più mondana…) della città, basta attraversare il ponte Galata, uno dei 2 ponti sul Corno d’Oro (l’altro è il ponte Ataturk), di giorno pieno di pescatori che, con le loro canne da pesca, rendono ancor più suggestivo l’attraversamento. Il quartiere di Beyoglu che si dirama dalla torre Galata (avamposto dei genovesi, i primi stranieri ad arrivare fin qua…) è oggi un susseguirsi di uffici, negozi alla moda, locali, che lo hanno trasformato in un vivace quartiere commerciale. Caratteristica è Istiklal Caddesi, la via dello struscio di Istanbul, percorribile a piedi oppure a bordo di un vecchio tram che ricorda (o ricopia…) i cable car di Sanfra. E per chi vuole provare proprio tutti i mezzi di trasporto che la città offre, anche una piccola cremagliera sotterranea che consente di scendere dalla collina senza troppa fatica. A dire il vero, l’unico mezzo che non siamo riusciti a provare è il traghetto, ci sarebbe piaciuto fare un bel giro del Bosforo, ma vuol dire che dovremo tornarci apposta, magari d’estate, per godere dei magnifici tramonti che hanno reso Istanbul tanto famosa.

Istanbul Istanbul: parte 2


Il tempo, infatti, non è stato un ottimo Cicerone, ma, tutto sommato, vista la stagione, poteva andare decisamente peggio...
Abbiamo soggiornato presso il Golden Crown Hotel http://www.goldencrownhotel.com/ in Pyerloti Cad., praticamente dietro la fermata Cemberlitas del tram pubblico, in pieno quartiere di Sultanahmet. In 5 giorni, non abbiamo mai preso un taxi: dall’aeroporto, ci è bastato fare alcune fermate di metro (pulita, ordinata, puntuale) e prendere il tram per arrivare in 45 min. al nostro hotel. Il resto, lo hanno fatto i nostri piedi, ma, complice la posizione davvero strategica del nostro campo base, abbiamo girato tutta la città senza alcun problema (se non quello dell’orientamento da parte mia, perché Istanbul è l’ennesima San Francisco europea, tutto un saliscendi di viuzze e vie principali che ti fa perdere ogni tanto la direzione di dove stai andando..).
Quanto ai monumenti storici, c’è da rimanere col naso per aria per diverse ore (soprattutto per chi, come me, visitava il suo primo paese islamico e non era mai entrata in una moschea prima d’ora): la Moschea Blu, in assoluto la più bella e la più maestosa, o quella di Suleymaniye (purtroppo chiusa in parte per restauri), la chiesa di Haghia Sophia (dapprima chiesa bizantina, poi trasformata in moschea, oggi… meta di frotte di turisti… forse l’esempio più immediato di come si sia cercato, non sempre con buoni risultati, di fondere la cultura occidentale con quella orientale), o il monumentale palazzo Topkapi e le sue prestigiose collezioni (miscelando sacro e profano come si creano i rinomati mix di spezie che si acquistano nel Misir Carsisi… si possono ammirare il bastone di Mosè e il mantello di Maometto poco distanti dal famoso diamante “dei 3 cucchiai”, di ben 86 carati, e dal pugnale di Topkapi, costellato di bellissimi smeraldi). Ma in assoluto, da non perdere la Cisterna Basilica, vasta cisterna d’acqua nata come basilica bizantina sotterranea, dove ancora oggi vengono custodite riserve d’acqua (con tanto di pesci belli pasciuti…). Un posto insolito e, nonostante le orde di turisti, dall’atmosfera suggestiva e raccolta. Altro luogo dove si è riusciti a respirare un po’ più di misticismo è la chiesa dei santi Sergio e Bacco, forse perché fuori dai percorsi turistici tradizionali (ma il guardiano della chiesa non ha mancato di ricordarmi, in quanto turista e miscredente, di lasciare un lauto obolo quale ringraziamento ad Allah per aver ritrovato la mia guida, dimenticata distrattamente e recuperata dopo qualche minuto di strada…). Ma per calarsi un po’ nel vissuto religioso quotidiano basta ascoltare il singolare canto del muezzin che per ben 5 volte al dì recita i versi del Corano attraverso altoparlanti sparsi qua e là per la città..

Istanbul Istanbul: parte 1


Istanbul, Istanbul
Istanbul baluardo sacro per l' incrocio delle razze degli uomini bruciera`
Recita così, nel ritornello, una vecchia canzone dei Litfiba, Istanbul Istanbul, appunto. Il nome ripetuto 2 volte. Un po’ a sottolineare la duplice anima di questa città, a confine da sempre tra Oriente ed Occidente. E un po’ a sottolineare lo stupore e la magia che suscitano in ogni turista e in ogni viaggiatore. Non illudiamoci: la globalizzazione è arrivata anche qua, e infatti Starbucks ci ha offerto col “solo espresso” lo strappo alla tradizione del famoso caffè turco, e vari McDonald’s sbucano qua e là nelle vie più trafficate, fortunatamente mai troppo pieni… Sarà perché in fatto di street food gli arabi sono sempre stati più avanti rispetto agli infedeli americani che, in fondo, ci hanno solo messo un po’ di marketing in più… Praticamente ad ogni angolo di strada è possibile placare i morsi della fame con kebab offerto in 1000 modi diversi o con un gozleme (spuntini appetitosi a base di sfoglia di pane arrotolata e farcita con carne, formaggio o verdure). Se poi si preferisce sedersi con calma in qualche lokanta, allora si ha davvero l’imbarazzo della scelta: tra meze (antipasti) calde e fredde (tra i primi, gli ottimi boregi, i miei vecchi e amati burek… pasta sfoglia sottilissima, a diversi strati, farcita con formaggio, prosciutto o carne) e veri e propri primi piatti (le kofte – polpette – il kebab in tutti i modi possibili – sis, doner, etc. – pesce squisito e mille contorni di verdure e carne come come il karniyarik, a base di melanzane ripiene di agnello tritato, il tutto accompagnato dall’immancabile burgul), c’è da sfamarsi a dovere. Ricordandosi di lasciare sempre, però, un piccolo spazio per il dessert: la cucina turca, infatti, è famosa per i suoi dolcetti, complici silenziosi degli affari dei dentisti locali (e non…). Baklava, lokum, sutlaç, asure, sono solo alcuni dei ricchi dolci di miele, noci e pistacchi che si possono gustare a fine pasto o nelle tante pasticcerie che si incontrano per la città. Un attacco dichiarato alla salute dei nostri denti, ma come dire di no… E in ultimo, il bere. Oltre alla bevanda nazionale, l’ayran (yogurt liquido salato che non ho avuto il coraggio di assaggiare… soprattutto pasteggiando come vuole la tradizione), in Turchia, e ad Istanbul in particolare, non mancherete di trovare ovunque del buon çai, thè caldo servito in bicchieri trasparenti (i gusti più diffusi sono il turkis e l’apple), da sorseggiarsi da solo o accompagnato da qualche dolcetto, o anche solo bevuto per strada offerto da qualche venditore ambulante col suo samovar caricato sul carretto. Un ottimo compagno contro il freddo che ci ha fatto da guida durante tutta la nostra permanenza nella “città della terra di mezzo”.