certo, è inevitabile ripensare a sè stessi e a quegli anni '80, in cui la musica, la cultura, l'arte venivano scossi da una serie di movimenti e innovazioni forse tecnicamente non comparabili a quanto avvenuto nel precedente decennio, ma che senz'altro hanno lasciato un segno nella storia e in chi in quegli anni si affacciava al mondo.
non è stata una reunion all'insegna del "quant'eravamo bravi e quant'è bella giovinezza". no. perchè tecnicamente ed emotivamente questi 3 maestri hanno dimostrato di saper fare ancora musica di classe e travolgente (tant'è che il pubblico non era composto solo da 30-40enni con la lacrimuccia ma anche da molti 20enni), e di poter insegnare ancora molto.
fa effetto pensare alla voce di Sting che ancora spacca il silenzio come una crepa in un lago ghiacciato. pura. cristallina. energica. irraggiungibile.
fa effetto pensare a un Andrew Summers che non si ferma un secondo dei suoi 64 anni e suona come se ne avesse ancora 20 di meno, saltando e correndo sul palco nonostante pancetta e doppiomento.
e per la sottoscritta, fa effetto vedere uno Stewart Copeland magnifico. sì, assolutamente magnifico. potente. eclettico. camaleontico. incredibilmente affascinante tra gong e batteria. una folgorazione, per me che, non ci crederete, ho sempre nutrito una passione segreta e particolare per lo sfuggente e nervoso figlio di un agente della CIA.
insomma... disorganizzazione organizzativa a parte (il solito overbooking ha costretto anche sottoscritta e consorte a godere lo spettacolo dalla balaustra del 3 anello), lo spettacolo ha pienamente soddisfatto le mie sovraeccitate aspettative.
e, lo confesso. la lacrimuccia è scappata. per quanto trascinata emotivamente da can't stand losing you, con every breath you take non ce l'ho fatta. e ho sentito in una botta dentro di me i miei 20 anni, è stato come frullarsi in 5 minuti passato e presente.
ma senza rimpianti. anzi. oggi questo concerto me lo sono goduto come forse non avrei fatto 20 anni fa.
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