Domani ricorre il 17mo anniversario della scomparsa di mio padre.
Una vita, un viaggio intero che ho percorso senza la sua presenza fisica. Ma sapendo sempre di averlo accanto in ogni istante.
Ieri non ho accettato un compromesso di lavoro. Ho rifiutato una proroga al mio contratto, di 6 mesi scadenti ieri appunto, di soli altri 4 mesi. Dopo che neanche un mese fa mi era stato prospettato un futuro professionale completamente diverso e di sicuro.. più continuativo.
Le motivazioni vere, ovviamente, non verranno mai fuori, ma maldicenze, sotterfugi, pettegolezzi e chissà quant'altro, hanno inquinato e inficiato la qualità del mio lavoro là dentro.
Ho deciso che per la prima volta nella mia vita era arrivato il momento di dire basta, di alzare la testa e non accettare. Certo, rispetto al passato, questa volta me lo sono potuta permettere. Ma comunque per me è stato un salto nel buio. Un AFFIDARSI alla vita e al proprio destino. Qualcosa arriverà.
Ma ieri sera, ripensandoci a fondo, ho capito che ancora una volta ci stava dietro papà, anche a questa decisione.
Come l'anno scorso quando, poco prima di partire per il nostro viaggio di nozze negli States, mia mamma arriva con una busta di dollari. Erano i dollari che 16 anni prima mio padre aveva preso per un viaggio di lavoro che avrebbe dovuto fare in qualità di nuovo responsabile di un centro per disabili gestiti dal Comune di Milano. Un ruolo a cui teneva tanto, e un viaggio a cui teneva ancora di più. Avrebbe accompagnato quei ragazzi in un giro nel territorio americano, il suo sogno.
Poco prima che partisse, lo silurarono, per dare spazio al solito raccomandato di turno. E da lì iniziò la sua discesa.
Abbiamo speso tutti quei dollari durante il nostro viaggio, e mi sono commossa al pensiero di portarlo finalmente là, dopo 16 anni.
Mio padre mi ha insegnato cosa siano dignità e rispetto, serietà e passione. Sul lavoro e nella vita. Ieri ho alzato la testa, anche per lui.
martedì 1 luglio 2008
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1 commento:
Grande Cristina! Dimostrare di avere una dignità non può che portare qualcosa di buono. Specie in un paese come il nostro, dove la dignità sembra persa per sempre. Si può peredere tutto ma mai la consapevolezza di chi si è, perchè da qui si può sempre ripartire.
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