Già. E’ difficile parlare di Enzo Biagi senza correre il fortissimo rischio di cadere nella retorica. Perché rappresenta lui stesso la storia del nostro paese che ha a lungo descritto con passione, discrezione e rispetto. Anche durante i 6 lunghi anni di involontario esilio. Lo hanno chiamato voce libera, e ormai è diventato il simbolo di quel giornalismo etico, libero e indipendente che tanto fatica a sopravvivere. Fortunatamente, la sua eredità non è andata persa del tutto, c’è ancora qualche voce libera che non grida fuori dal coro, ma a modo suo riesce discretamente a farsi sentire. Una di queste è sicuramente Gianni Minà. Sto terminando di leggere il suo ultimo libro, “Politicamente Scorretto”, di cui ho più volte consigliato la lettura. Da anni lo seguo attraverso la sua rivista LatinoAmerica e tutti i Sud del Mondo, e non a caso ho inserito il link del suo sito sul ns blog.
Ascoltare quanto queste voci hanno da raccontare oltre che un privilegio è un gesto di apertura e civiltà verso sé stessi e verso la nostra società che troppo poco conosciamo.
Perché portano a riflettere senza necessariamente abbracciare una fede politica, e permettono di analizzare la notizia con la verità dei fatti, non delle parole.
E in un mondo di urlatori e predicatori, questo rappresenta il loro insegnamento più grande.

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