mercoledì 7 gennaio 2009

Istanbul Istanbul: parte 1


Istanbul, Istanbul
Istanbul baluardo sacro per l' incrocio delle razze degli uomini bruciera`
Recita così, nel ritornello, una vecchia canzone dei Litfiba, Istanbul Istanbul, appunto. Il nome ripetuto 2 volte. Un po’ a sottolineare la duplice anima di questa città, a confine da sempre tra Oriente ed Occidente. E un po’ a sottolineare lo stupore e la magia che suscitano in ogni turista e in ogni viaggiatore. Non illudiamoci: la globalizzazione è arrivata anche qua, e infatti Starbucks ci ha offerto col “solo espresso” lo strappo alla tradizione del famoso caffè turco, e vari McDonald’s sbucano qua e là nelle vie più trafficate, fortunatamente mai troppo pieni… Sarà perché in fatto di street food gli arabi sono sempre stati più avanti rispetto agli infedeli americani che, in fondo, ci hanno solo messo un po’ di marketing in più… Praticamente ad ogni angolo di strada è possibile placare i morsi della fame con kebab offerto in 1000 modi diversi o con un gozleme (spuntini appetitosi a base di sfoglia di pane arrotolata e farcita con carne, formaggio o verdure). Se poi si preferisce sedersi con calma in qualche lokanta, allora si ha davvero l’imbarazzo della scelta: tra meze (antipasti) calde e fredde (tra i primi, gli ottimi boregi, i miei vecchi e amati burek… pasta sfoglia sottilissima, a diversi strati, farcita con formaggio, prosciutto o carne) e veri e propri primi piatti (le kofte – polpette – il kebab in tutti i modi possibili – sis, doner, etc. – pesce squisito e mille contorni di verdure e carne come come il karniyarik, a base di melanzane ripiene di agnello tritato, il tutto accompagnato dall’immancabile burgul), c’è da sfamarsi a dovere. Ricordandosi di lasciare sempre, però, un piccolo spazio per il dessert: la cucina turca, infatti, è famosa per i suoi dolcetti, complici silenziosi degli affari dei dentisti locali (e non…). Baklava, lokum, sutlaç, asure, sono solo alcuni dei ricchi dolci di miele, noci e pistacchi che si possono gustare a fine pasto o nelle tante pasticcerie che si incontrano per la città. Un attacco dichiarato alla salute dei nostri denti, ma come dire di no… E in ultimo, il bere. Oltre alla bevanda nazionale, l’ayran (yogurt liquido salato che non ho avuto il coraggio di assaggiare… soprattutto pasteggiando come vuole la tradizione), in Turchia, e ad Istanbul in particolare, non mancherete di trovare ovunque del buon çai, thè caldo servito in bicchieri trasparenti (i gusti più diffusi sono il turkis e l’apple), da sorseggiarsi da solo o accompagnato da qualche dolcetto, o anche solo bevuto per strada offerto da qualche venditore ambulante col suo samovar caricato sul carretto. Un ottimo compagno contro il freddo che ci ha fatto da guida durante tutta la nostra permanenza nella “città della terra di mezzo”.

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